Testo di presentazione Vincenzo Battista.

“Pia vai a raprì a su scassacazzo” – idioma pennese, condito….  E’ l’incipit del romanzo, criminale, sembra, sarà e diventerà, forse  una sceneggiatura, proviamo a pensare, per un serial televisivo, eversivo, ma in una rete locale, dopo le 24,00, con parental control, ed è tutto dire… Il protagonista, sappiate, sta per essere arrestato…

Ma nonostante tutto, è supponente, tracotante anche davanti alle manette, e alla giustizia, che irride.

Un ring il romanzo “Galeotto per amore”, i pugni addosso, un corpo a corpo, un testo avventuriero, “sputato in faccia”, strappato dai panni addosso, un libro vietato ai minori, ma che i minori, con molta cautela, possano leggere, accompagnati dai genitori, per capire come non diventare, saltando la pagina 37 e 38, per carità! : perché non devono leggerle…

Un testo maschilista, delinquenziale, acido, tra Gomorra e Suburra, criminalità – prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti, e poi il protagonista, intestatario di tutto questo, è Cesidio, in contrasto con il santo che si venera a Trasacco ( me ne sono occupato in un libro, ma nel rito dell’incubazio (L incubazione è una pratica magico-religiosa che consiste nel dormire in un’area sacra allo scopo di sperimentare in sogno rivelazioni sul futuro), dentro la basilica appunto di Trasacco. Ma lui nasce ad Avezzano, poiché, è selvaggio (sulla curvatura del cranio dei marsicani avrei delle perplessità sull’origine della specie e sull’evoluzione, naturalmente scherzo) – tormentato il protagonista del romanzo come San Cesidio (perseguitato e ucciso sotto Massimiliano il Trace – 230 Impero romano – non ho trovato affinità…). Il nostro, invece, è un troglodita di periferia, incestuoso nei suoi pensieri, vive però una tragedia di morte, un incidente che lo vede scioccato e frustato: inizia così la discesa nell’Inferno, devastato, nel carcere è rinchiuso, che è piuttosto anche uno stato mentale, ben oltre la privazione della libertà. Che farà, gli anni passano e si chiede cosa sarà della sua vita. Noi rispondiamo, mutuando, la Critica della ragion pura, di Kant, “Che cosa possano sapere gli esseri umani – Risposta: Possiamo conoscere i fenomeni perché le nostre condizioni di possibilità lo consentono”. La domanda è: lo farà Cesidio?

Oppure, possiamo accostare, il romanzo Galeotto per Sempre, nel solco di Charles Bukowski, scrittore controverso americano, si definiva poeta, puttaniere, ubriacone, violento, una vita sconcia, morto nel 1994. Sesso, sbronze e sincerità.

Il testo del libro, “Galeotto per Amore”, e i dialoghi, sono come una moviola degli anni ’80: incalzanti, senza respiro, quasi da psicosi e psicotici, poiché deve andare avanti la narrazione asimmetrica e a volte delirante nel castello di carta così costruito, nella sua affabulazione, istintiva, orgiastica ed eversiva rispetto a quello che noi immaginiamo possa essere un romanzo tradizionale, di stati d’animo. Del lettore, in fondo, a Cesidio, non importa nulla, “parla come mangi” sembra dirci, un testo però di immagini, flash, montato come un film in un ring, come detto. Rigido nel suo involucro destabilizzante della narrazione, che non fa sconti, un testo senza censure, penso semplice e agisco con rabbia sembra dire Cesidio, mi muovo come voglio e chi se ne frega del prossimo, afferma. Intemperante, prepotente e presuntuoso – che gli proviene dalla sua ignoranza, affetto da un superomismo quasi d’annunziano (mi permetto questa citazione, ma non c’è confronto naturalmente tra il Vate e il libro, solo per farvi capire). Il dominio dell’Io quindi, personaggio maledetto Cesidio, come il “Pirata dei Caraibi”, Cesidio, non presta attenzione, potete morirgli ai piedi e lo vedrete ridere, questo è il soggetto attuatore del romanzo debordante, è un paziente clinico, Cesidio, con disturbo borderline di personalità che ha una intolleranza all’essere soli; fa sforzi frenetici per evitare il suo auto abbandono ma questo gli generare crisi, a sua insaputa. Una vita – crisi, se pur una ragazza gli dicesse ti amo, non quella del libro, un’altra, lui si fa la pipì addosso per la paura… e scappa. Andatelo a prendere allora, chissà dove… sembra di vedere il film “Genio Ribelle” con Robin Williams, è uno psichiatra, che ha in cura un ragazzo anarchico e violento, ma è un genio. Come finirà il film, lo conoscete…?

Forse a tratti arriva l’eco, lontanamente, di De André, leggendo il libro, il cantautore, ma lui comunque è più casto. Un testo senza rispetto Galeotto per Amore. L’autore parla di sé e si adegua a una vita sconcia. Una vita spericolata alla Vasco Rossi.

E poi i dettagli della normale, si fa per dire, o anormale, quotidianità. Precisi visioni li ha Cesidio, le cose che vede e che tocca, realiste, inaudite certo, ma sono lì. Le prime sette pagine del libro sono forse polaroid, istantanee. Tutto questo mi fa pensare a James Joyce (Dublino, 2 febbraio 1882 – Zurigo, 13 gennaio 1941).  Joyce vuole fare un ritratto realistico della vita di gente ordinaria e no, istantanee, fotogrammi, gente che fa cose ordinarie vivendo vite ordinarie, ma è solo tristezza, tanta tristezza e frustrazione e dramma.

Oppure mi fa pensare a Franza Kafka, Scrittore boemo di lingua tedesca (Praga 1883 – Kierling, Vienna, 1924). Incomunicabilità in Kafka, della solitudine è nell’angoscia, le descrizioni ossessive di quello che osserva Kafka. Le ossessioni hanno la forma di pensieri, immagini o impulsi ripetitivi e persistenti, che vengono vissuti dai soggetti della sua letteratura.

Poi le pagine, un catalogo, come le figurine panini dei calciatori, su chi frequenta il bordello, un repertorio di antropologia della trasgressione ed erotismo, mancano solo l’esame del sangue dei personaggi… addirittura un bonus extra sulle spogliarelliste e prestazioni occasionali, ma non solo quelle del fisco, l’Iva dell’ufficio delle imposte, tutt’altro. I dialoghi sprezzanti con chi ha davanti Cesidio (naturalmente non vi fornisco altri elementi, mi riservo anche per pudore, perché il libro è comunque da leggere).

La mia infanzia, il capitolo, è un racconto alpestre, terriero inteso come landa desolata del Fucino, “Vanga e latte” per citare il pittore Patini verista e paesaggista, tra i parenti dialoganti ma con un totem erotico al centro che è la cosa che interessa di più allo sconcio Cesidio, e quindi all’autore pensiamo, dobbiamo pensare così, poichè è una sua emanazione, che ti lascia senza parole nella lettura: sesso, sesso, e ancora sesso a dismisura, alta tensione erotica e qualcosa, ma solo qualcosa, di crepuscolare, uno scampolo, forse, di sentimento c’è, dentro un’orgiastica narrazione, dialogante, senza risparmio di nomenclature sessuali puramente spinte verso un eros da far accapponare la pelle persino a Caronte il traghettatore delle anime nell’Inferno dantesco, abituato a tutto. La lussuria ancora, il vizio in queste pagine, così come quando Dante nell’Inferno incontra la Lonza, insieme al leone e al lupo che gli sbarrano la via. (È la prima delle tre fiere incontrate da Dante nella selva oscura, nel Canto Primo dell’Inferno).

 I tre ragazzi e il carabiniere, il locale con le spogliarelliste, gli ormoni impetuosi, la barista avvenente che attirava i maschietti, sempre impetuosi e ancestrali i gesti di voluttà, i vizietti, il Night Club, penso a Fellini, in Amarcord. Le donne succinte, gli spacchi vertiginosi, gli atteggiamenti sessuali sfacciati da bettola caravaggesca in Trastevere a Roma. Un amico è citato, che con tre figli si univa con le donne del malaffare, e poi la donna lavoratrice che guidava il trattore, che porta Cesidio e lui fuma gli spinelli, l’acquisto dei preservativi, e poi il sesso, ancora il sesso con una ragazza e forse con la donna a cui aspira, ma resta un enigma. Tralascio i particolari della lussuria: ” lussuria entrò ne’ petti e quel furore / che la meschina gente chiama amore”, cioè erotismo e sentimento due cose diverse, dice (Agnolo Poliziano, della Corte di Lorenzo il Magnifico nel Rinascimento, poeta e scrittore). Poi quasi tre pagine dedicate al godimento che metto in “pausa” per amor del pubblico che mi ascolta, parcheggio, mi arrendo, non vado avanti con questa trasgressione, da denuncia forse per me, se proseguo! Si, mi arrendo, leggete il libro, basta così, e se volete ci sono gli altri capitoli delle 184 pagine del romanzo Galeotto per Amore, immaginate come si avvicendano, ma con un thriller finale, a sorpresa, un fine corsa chiamiamolo così, enigmatico però, come lo è l’autore del romanzo. Questi gli altri capitoli: Fine militare, la rinascita parziale, Lo chat noir, la routine, l’attesa della restrizione, la detenzione, l’isolamento , interrogatorio di garanzia, detenuto comune, il primo colloquio, la quotidianità nel carcere, il processo, Vita nuova, i carcerieri, primo permesso, la sorpresa, il trasferimento, colloquio capitolino, cambio legale, percorso inverso o quasi, vacanze sulmonesi, percorso riabilitativo, domiciliari finalmente, obblighi dei domiciliari, fine dei domiciliari e liberazione, epilogo, intervista dell’autore, e tutto quello che vi ho letto, sembra uscito – parlando del personaggio – da un 41 bis, fine pena mai,  ( io ho fatto gli esami di Stato a un ragazzo del 41 bis, che aveva commesso 14 omicidi, affiliato alla ‘ndrangheta calabrese, ci recammo con la commissione d’esame del quinto anno al carcere delle Costarelle a Preturo, nel 41 bis le finestre sono alte nel muro, fissate verso l’alto con paratie in ferro, vedi il cielo, forse, non l’orizzonte, nella cella non c’è nulla, è il carcere duro). Il finale del romanzo resta enigmatico, non ve lo dirò, leggete il libro. Ora, questi sono gli accadimenti nella titolazione dei capitoli su una dimensione della privazione della libertà e la espiazione che sembrano soddisfare il personaggio del libro, sembrano affascinarlo, il male, il grande male: Su che cosa sia potuto accadere nel suo animo mi sono interrogato, ma senza avere una risposta, tanto da vedere, scaraventato nel romanzo, lo stesso personaggio, nella perdizione umana, sociale e relazionale se non con un unico indumento che indossa: relazione di rancore e odio verso l’altro, che si accompagna alla pratica sessuale, e lo aliena e lo sorregge, e lo culla come l’oppio che fuma Robert De Niro nel film “ C’era una volta in America” pensiamo, negli stati d’animo, che tuttavia li avrà da qualche parte. Le domande. Le prime a Cesidio. Che cosa ti ha fatto la vita? possiamo venire in tuo soccorso? Altra domanda, poi, definitiva e impertinente che va fatta: quanto c’è di Gabriele Domenicone in Cesidio? Il romanzo brucia, prende fuoco, s’infiamma, non c’è calma, quiete, e infine, prima di far scendere il sipario su questa soap opera vietata ai minori – adesso, sono io trasgressivo, l’ultimo punto di domanda: che differenza c’è tra lo scrittore e l’autore del libro? Oggi 4 ottobre 2024, è la festività di San Francesco, icona di Cristo a sua somiglianza. Scriveva Francesco: ” Inizia dal necessario, passa al possibile e ti ritroverai ad aver fatto l’impossibile”, questo, oltre il romanzo, oltre il libro, oltre il nostro tempo…